domenica 1 aprile 2012

Le donne sul lavoro

Qualche mese un sondaggio sul rapporto tra le donne e il loro lavoro, raccogliendo l'opinione di più di 500 lettrici. L'intento era quello di indagare sulla vita lavorativa delle donne italiane, dal rapporto con il capo e i colleghi, a conquiste, ostacoli e aspirazioni, fino alla presenza o meno di politiche di conciliazione con la vita privata e alla condizione femminile generale nel mondo lavorativo di oggi in confronto a quella degli uomini.

Per il 47% delle utenti che hanno risposto al sondaggio, lavorare rappresenta una necessità puramente economica, mentre c'è una buona percentuale (43%) che afferma di aver scelto di lavorare per realizzare se stessa. Il 35% si dichiara insoddisfatto della propria posizione lavorativa, manifestando un certo interesse per la propria carriera. È soltanto un esiguo 5% delle intervistate infatti, che considera la carriera poco rilevante ai fini di una realizzazione personale. Ma che cosa vogliono le donne dal proprio lavoro? Principalmente desidererebbero uno stipendio più alto ma anche più responsabilità e una maggiore autonomia e flessibilità. Per quanto riguarda il lato economico, solo il 2% afferma di avere uno stipendio più che adeguato e in linea con la propria mansione mentre è altissima (64%) la percentuale delle donne che si ritiene completamente insoddisfatta.

Il rapporto con il capo e i colleghi.

Sono centinaia di migliaia le persone che ogni anno soffrono di stress da lavoro in Italia e il dato viene confermato dal sondaggio svolto da alfemminile dal quale emerge che il 71% delle utenti dichiara di essere sotto stress al lavoro. Tra le motivazioni principali che determinano questo stato di malessere fisico e psichico ci sono un rapporto poco disteso con il proprio capo, uno stipendio troppo basso e la mancanza di orari flessibili e di una certa autonomia. Il 63% delle partecipanti al sondaggio dichiara ad esempio di avere un rapporto non soddisfacente con il proprio capo e nel 51% dei casi si afferma che il proprio superiore non aiuta la crescita professionale e personale dei propri dipendenti. Anche l'ambiente in cui si lavora e le relazioni interpersonali con i colleghi possono rappresentare un ostacolo. Con questi ultimi vige generalmente la “legge del sorriso”: essere cordiali e cortesi in ogni situazione ma il sorriso si tramuta molto raramente in legami profondi o amicizie vere e proprie. E non è così piccola la percentuale delle donne intervistate che ammette di aver subito mobbing nel corso della propria vita lavorativa: si parla infatti di un 35%. 

Il tema della conciliazione e della flessibilità lavorativa è una questione di fondamentale importanza che ormai le donne italiane considerano di assoluta priorità: solo il 3% delle rispondenti dice di avere un servizio di baby-sitting o asilo presso il proprio posto di lavoro e questa percentuale esigua crea parecchi malumori perché rende impossibile la via della conciliazione. È forse anche per questo che quasi il 30% delle lavoratrici che hanno risposto al sondaggio sacrificherebbe il proprio lavoro per la famiglia e il 10% afferma di averlo già fatto. Per quanto riguarda i congedi di paternità, l'80% delle intervistate ritiene che il vero problema sia la mancanza di volontà degli stessi padri che, a loro avviso, se anche ne avessero la possibilità non ne usufruirebbero. Eppure fra le donne, quasi il 90% vorrebbe proprio un maggior coinvolgimento dei papà, in primis attraverso il congedo.

Donne e uomini al lavoro

In Italia il Gender Pay Gap, la differenza salariale tra uomini e donne, risulta essere piuttosto alta: in media, una donna italiana guadagna tra il 22,8% (retribuzione annua lorda) e il 25,2% (retribuzione globale annua, con parte variabile) in meno rispetto a un uomo. E in effetti il sondaggio conferma ampiamente questo dato: il 51% delle intervistate si dice infatti certa che nel proprio posto di lavoro gli uomini guadagnino di più. Ma perché poi gli uomini ottengono uno stipendio più alto, più promozioni e ruoli di maggiore responsabilità? Se il 29% afferma che è questione di società e tradizione, ben il 40% barra la casella “perché non possono restare incinta”

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